Psichiatria visioni della complessità video del convegno

Filmati del Convegno “Psichiatria: Visioni della Complessità”, Torino 5 marzo 2025

Rivivi il convegno in video

Il convengo è nato dal desiderio di rendere omaggio alla figura di Eugenio Torre, psichiatra, docente e formatore, attraverso un incontro che vuole essere insieme riflessione, testimonianza e ricerca. Non si tratta soltanto di ricordare un maestro, ma di attraversare – con le sue parole, i suoi pensieri e le esperienze condivise – i molteplici volti della psichiatria che ha contribuito a delineare: una psichiatria complessa, sfaccettata, profondamente umana. Il titolo stesso, “Le anime della Psichiatria testimoniate dalla vita professionale e di docente”, suggerisce un intreccio vivo tra sapere e vita, tra scienza e sensibilità, tra insegnamento e relazione.

L’obiettivo principale di questo incontro è stato quello di proporre uno spazio di pensiero critico e creativo sulla psichiatria contemporanea, riconoscendone i limiti e le potenzialità, ma soprattutto restituendole un’anima. La psichiatria, nella visione di Torre, non può essere ridotta a un insieme di protocolli, diagnosi o linee guida; essa è, prima di tutto, relazione, incontro, dialogo trasformativo. È una disciplina che vive nel corpo a corpo con l’esperienza, che si nutre di simboli, di immagini, di emozioni, di domande più che di risposte.

Per questo, i contributi qui raccolti – dai racconti biografici agli approfondimenti teorici, dalle suggestioni filosofiche agli sguardi poetici – si muovono attorno a un filo conduttore: ripensare la formazione, la clinica, il ruolo dell’operatore della salute mentale come processi vivi, dinamici, aperti all’imprevisto e all’ascolto profondo. L’educazione, così come la terapia, viene qui intesa come un cammino condiviso, dove la tecnica non è mai fine a sé stessa, ma si fa strumento al servizio dell’incontro umano.

In un tempo storico in cui domina la semplificazione, il linguaggio tecnico e l’illusione del controllo, questo convegno ha scelto consapevolmente di abitare la complessità. Di porre al centro la persona, con le sue fragilità e la sua unicità, e di interrogarsi su come curare senza ridurre, educare senza omologare, accompagnare senza dirigere. È un modo per difendere la dimensione simbolica, immaginativa, affettiva della nostra professione; ma anche per affermare che la conoscenza – quella autentica – nasce dal dubbio, dal sentire, dal confronto.

Raccogliere le voci, le esperienze e le riflessioni di chi ha camminato accanto a Eugenio Torre significa quindi aprire uno spazio di pensiero che non vuole chiudersi nella celebrazione, ma trasformarsi in invito: a essere professionisti più consapevoli, più sensibili, più liberi. A riconoscere, come Torre ci ha insegnato, che ogni atto educativo o terapeutico è prima di tutto un atto di presenza. E che forse, in fondo, curare – come insegnare – significa soprattutto imparare ad abitare l’altro con delicatezza, umorismo e poesia.

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